“ECCOMI MANDA ME”. Tessitori di fraternità.
Commento per la Giornata Missionaria Mondiale
Papa Francesco è un grande missionario. Non si stanca di infondere fiducia, di scuotere le coscienze, di seminare fraternità. Nonostante il momento storico e sociale sia carico di preoccupazioni e paure a causa della pandemia, dell’aumento della povertà e delle disuguaglianze, del saccheggio del creato e delle creature; nonostante sembra prevalere la chiusura piuttosto che l’uscita, l’isolamento piuttosto che la relazione, l’egoismo al posto della fraternità e il desiderio di ritornare ad una normalità malata, nonostante tutto questo il papa continua a ricordarci che siamo chiamati ad altro, a passare da un io pauroso e chiuso all’io ritrovato e rinnovato dal dono di sé. Abbiamo visto tanto bene sorgere dall’esperienza di questa pandemia: medici, infermieri, volontari, sacerdoti, famiglie, giovani, anziani hanno trovato la forza e il coraggio di dire: Eccomi. Manda me! Alcuni erano mossi da motivazioni solidaristiche, umane, altri hanno risposto ad una chiamata proveniente dal cuore di Dio, tutti da un forte desiderio di vita e di liberazione dal male. Celebrare la Giornata missionaria significa allora rinsaldare i legami di fraternità che ci uniscono e che per i credenti hanno origine nell’amore di Dio, nella sua paternità. Siamo chiamati a saper cogliere i segni dell’amore di Dio presenti in ogni uomo, a custodirli, a farli fiorire, perché “attraverso la nostra testimonianza della fede e l’annuncio del Vangelo, Dio manifesti ancora il suo amore e possa toccare e trasformare cuori, menti, corpi, società e culture in ogni luogo e tempo”. E’ il mandato anche del Vescovo Livio, che mette la nostra Chiesa in stato di missione attraverso le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Marco: Quanti pane avete? Andate a vedere! Andiamo a vedere i segni del Regno che cresce dappertutto, valorizziamoli, rendiamoci missionari nella vita quotidiana! C’è una fraternità “vicina” che ci interpella e che siamo chiamati a custodire nella nostra famiglia, nel lavoro, nella scuola oppure prende le sembianze dell’ammalato, del povero, dello straniero, del disoccupato che incontriamo per strada. C’è poi una fraternità “ lontana” che ha il volto dei bambini e delle persone vittime della guerra, della fame, dello sfruttamento e dell’indifferenza in tante parti del mondo.
“Chi manderò?” continua a chiedere Dio. Aspetta la nostra risposta: Eccomi, manda me!
Sauro Bandi
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