Missione Albania e i sogni riscoperti
Melissa è una delle bambine che ci incontra tutte le mattine.
A Marco confida il suo segreto: “Da grande vorrei abitare in un castello e mi piacerebbe che tu venissi a giocare ancora con me”. Il giovane scout trattiene il segreto come perla preziosa e al momento dei saluti riceve un dono. Melissa ha disegnato il suo castello per lui, perché si ricordasse che i sogni condivisi possono divenire realtà. Il giorno seguente visitiamo un villaggio. Una giovane 15enne sarà data in sposa a un trentenne sconosciuto per un cellulare nuovo e qualche soldo per la famiglia che vive in una catapecchia. Magari la rivedremo in Italia, lungo qualche via. Giovane usata, principessa violata nella sua regalità. Incrocio le due storie e capisco Melissa.
E le lacrime di Marco e dei giovani che vedo partire.
Hanno gli occhi lucidi anche se dietro un corpo da giganti. Hanno faticato, e sudato per far strappare sorrisi al volto di quei bambini e ragazzi. Una mattina li hanno anche pitturati: parevano davvero principini e principesse come quelli delle favole. Ma la realtà è altra. Qualcuno dice che in Albania i bambini non sono felici, specie quelli dei villaggi. Non contano nulla, soprattutto se femmine. Spesso le famiglie decidono per loro. La scuola non li forma e a 18 anni talvolta non sanno leggere né scrivere. Vivono in un mondo di corruzione dove vali se sei violento e gridi o picchi più forte. Frutto di un regime che per 50 anni ha eliminato la fiducia e la fraternità mettendo al bando la bellezza, la cultura, l’arte, le diversità, monopolizzando il pensiero e negato Dio. E allora penso che ha senso la Missione Albania perché offre una piccola goccia in cui si intravede un Castello di Melissa. Non è quello delle favole. E’ il castello della fraternità, dell’amicizia, del servizio. E grazie a questo Castello, percepito sempre più vero, tutti siamo cambiati. Lo racconta Michele: “Quando sono partito mi sono promesso di insegnare qualcosa e educare al meglio questi bambini. Beh.. non è accaduto.. mi sono accorto che sono stati loro ad insegnarmi qualcosa. Mi hanno insegnato cosa vuol dire essere poveri: ovvero essere le persone che hanno più da dare in questa terra”. Giacomo aggiunge: “Andate bimbi, correte e volate verso i vostri sogni, non temete, mi avete fatto sentire capace di amare, vi sarò grato per sempre”.
E Serena: “I sorrisi dei bambini che mi hanno riempito il cuore non li dimenticherò”. Perché? Perché il cambiamento interiore che tutti avvertiamo non è il frutto di un’emozione passeggera quando di una nuova consapevolezza: la missione fa toccare con mano che è possibile vivere nel castello di Melissa perché è il castello del Regno e Gesù lo ha sognato in lei e per lei. “Che tutti siano uno perché il mondo creda” (Gv 17,23). Sì la missione ci aiuta a riacciuffare i nostri sogni, i sogni delle persone che incontriamo e il Sogno grande di Dio e a giocarci perché diventi sempre più realtà.
Padre Luca Vitali CMV – Direttore Centro Missionario Diocesano
“Eccomi manda me”, di Sauro Bandi
"ECCOMI MANDA ME". Tessitori di fraternità.
Vivacità, Testimoni, Memoria
Vivacità, Testimoni, Memoria Un bel mosaico». Cosi