Famiglia e Missione: Angelo e Danila

Angelo e Danila ci raccontano il loro legame con Suor Giusta e la missione in Eritrea.

Siamo Danila Rossi (61 anni) e Angelo Evangelisti (62), una coppia di Forlimpopoli entrambi pensionati dal lavoro ma impegnati dai nostri tre nipotini.

Fin da ragazzi abbiamo maturato un’apertura e una sensibilità verso i bisogni di chi è meno fortunato di noi (questo è stato sicuramente un dono ricevuto dai nostri genitori e dal nostro parroco don Roberto Rossi) e nel corso della nostra vita insieme abbiamo potuto mettere in pratica in diverse occasioni la condivisione coi fratelli più poveri.  Come giovane coppia abbiamo cercato di portare avanti questo impegno nella nostra parrocchia insieme all’esigenza di crescere le nostre figlie Gloria e Silvia prima e successivamente Yulia che è arrivata a casa nostra nel 1999 dalla Bielorussia.

Abbiamo sempre avuto nel cuore il desiderio di partire per andare a fare esperienze di condivisione in qualche missione, ma non siamo riusciti a realizzarlo se non in occasione del 25° anniversario del nostro matrimonio che abbiamo deciso di trascorrere in terra d’Africa. Conoscevamo tanti missionari che avevamo incontrato e aiutato spedendo pacchi di medicinali per tanti anni e casualmente la scelta cadde sulla missione delle Suore Orsoline di Bergamo nella capitale dell’Eritrea: Asmara.  E così il 10 Aprile 2003 con nostra figlia Silvia siamo partiti per la missione di Suor Giusta che ad Asmara è al “Villaggio Paradiso”  luogo dal nome che è tutto un programma …

Abbiamo sperimentato che un conto è sentire parlare di missioni in Africa da altri o vedere un servizio alla televisione, e un conto è poter vivere personalmente cosa vuol dire aver poco da mangiare, dover contare le gocce di acqua che si usano perché è scarsissima, avere la luce solo alcuni giorni, ecc. Insieme a Suor Giusta Sorlini che sta dedicando tutta la vita al servizio di questi poveri abbiamo trascorso quindici giorni meravigliosi, sperimentando concretamente nel contatto con i poveri il servizio caritatevole verso il fratello che pur essendo diverso per cultura, razza e anche religione si avvicina a te per chiedere aiuto. Quanti casi disperati sono venuti a bussare alla porta e ogni volta pensavamo di aver toccato il fondo, invece il giorno seguente ne arrivavano sempre messi peggio. C’è veramente da chiedersi come possano riuscire a sopravvivere! Abbiamo visitato tanti villaggi di capanne piene di niente, dove le persone sono serene e vivono una profonda spiritualità, i bambini sbucano fuori da ogni angolo (quanti bambini!) e rallegrano l’intero villaggio.

Siamo tornati a casa pieni di ricordi bellissimi delle persone e dei luoghi incontrati in Eritrea e anche pieni di desiderio di fare qualcosa per le tante richieste di aiuto che avevamo raccolto e portato con noi.

Da quel viaggio sono scaturiti negli anni tanti progetti che hanno cambiato (direi stravolto) la vita della nostra famiglia e non solo. Per non parlare del “mal d’Africa” che ci porta a ritornare in quei luoghi. Da allora io (Angelo) sono ritornato in Eritrea una decina di volte alcune insieme a Danila altre con Yulia e una volta con amici. Silvia è ritornata una volta da sola e un’altra volta insieme a Gloria e con i rispettivi mariti.

Da quel viaggio è poi scaturita l’accoglienza a casa nostra di Ariam che avevamo conosciuto da Suor Giusta e che ci era stato chiesto di far venire in Italia perché essendo tetraplegica non poteva essere curata in Eritrea. Ariam è venuta in Italia nel 2004 per dieci mesi insieme alla mamma e poi negli anni successivi è ritornata per le vacanze scolastiche estive per essere seguita da medici Italiani. Questa estate Ariam (che ormai è la nostra quarta figlia) tornerà da noi per la quattordicesima volta.

Da quel viaggio è nato il progetto di far venire a vivere in Italia Angelina e Donato che in Eritrea non avevano futuro. Da quel viaggio abbiamo accolto la richiesta di Suor Giusta di aiutare i suoi orfani e bambini poveri a crescere dignitosamente e aperto tante adozioni a distanza. Ad oggi abbiamo in essere 87 schede di adozione seguite da amici, parenti e tante persone di buona volontà. Insieme a quanto raccolto con le adozioni cerchiamo di aiutare la missione con invio di aiuti tramite “taniconi blu”  che riempiamo con viveri, vestitini, scarpe, materiale scolastico ecc.

Siamo in costante  contatto con quella missione e i nostri tanti viaggi sono occasione di imparare lo spirito missionario e ogni volta ritorniamo motivati da quell’esperienza.

Fra le tante esperienze in terra di missione vorrei ora ricordare il viaggio fatto insieme a Danila nel Natale del 2010.

Come ogni volta il motivo che ci ha spinto ad andare in Eritrea è stato  l’intento di tornare ad aiutare i missionari che ogni giorno lottano contro fame, ingiustizie e disagio. Siamo partiti per aiutare noi loro, ma poi ci siamo resi conto che quello che abbiamo ricevuto in termini di umanità, fede, amore è di gran lunga superiore a quello che in realtà abbiamo portato per i poveri.

E’ capitato anche a noi che, orgogliosi dei 120 kg. di generi alimentari, latte in polvere, medicine, giochi nonché vestiti e scarpe per bambini siamo sbarcati il 22/12/2010 all’aeroporto di Asmara con l’intenzione di trascorrere  15 giorni insieme alla missionaria S. Giusta Sorlini. Certo quello che era nelle nostre valige è stato prezioso per S. Giusta che stava preparando la distribuzione degli aiuti ai bambini sostenuti a distanza dalle famiglie italiane (per giorni ha confezionato pacchi personalizzati per ognuno di loro).  Ma è stato molto di più quello che abbiamo ricevuto in termini di accoglienza, serenità, di amore per il prossimo, di fede e sincera amicizia durante il soggiorno ad Asmara. Abbiamo toccato con mano cosa vuol dire il servizio ai fratelli poveri che le suore missionarie fanno senza nessuna distinzione (si aiutano i musulmani, i cristiani e i copti senza nessun pregiudizio)  e senza trascurare nulla e nessuno. Siamo rimasti colpiti dalla delicatezza della suora che premurosamente ha messo in ogni pacchetto natalizio qualche biscotto, un piccolo gioco.

E’ incredibile come suor Giusta e le altre missionarie diano un aiuto a tutti i poveri che ogni giorno bussano al cancello per chiedere chi un vestito, chi un poco di latte in polvere per i bambini, chi medicine. La vigilia di Natale, in particolare, ha dato un aiuto a 80 persone e alla fine  era esausta!

Abbiamo anche noi cercato di aiutare ed in alcuni casi ci siamo sostituiti a S. Giusta, ad esempio abbiamo dato i soldi per un paio di occhiali di un bambino che è in adozione a distanza nel nostro gruppo raccogliendo la gratitudine della mamma che altrimenti non poteva certo comprarli (costano quasi quanto 3 dei loro stipendi mensili), abbiamo dato ad una famiglia il necessario affinchè almeno il giorno di Natale potesse mangiare la carne, abbiamo provveduto alle prime necessità di un bimbo appena nato, ecc. Questo viaggio ci ha fatto incontrare anche altre missionarie come Suor Ignazia (delle suore di Sant’Anna), Suor Letizia (superiora delle Clarisse Francescane), la Comunità delle suore della Carità (Vincenziane, consorelle delle nostre suore dell’Istituto Maria Immacolata), tutte religiose aperte all’aiuto ai poveri che si fanno in quattro per trovare il necessario per centinaia di bambini e di poveri.

L’impegno giornaliero nella carità non distoglie certo le missionarie dalla preghiera, Suor Giusta si alza ogni mattina alle quattro,  prima prega da sola, poi con le consorelle e partecipa alla messa prima di iniziare la sua giornata al servizio dei bisognosi. Anche noi siamo stati contagiati, in alcuni momenti, da questo clima di preghiera fatto senza fretta perchè in Africa il passare del tempo non lo misura l’orologio ma la natura e l’alternarsi del giorno con il sole e della notte con il buio rischiarato però dalla luna e da una moltitudine di stelle. Il nostro viaggio in Eritrea è stato anche illuminato da Ariam che ci ha atteso con trepidazione e che durante il soggiorno ad Asmara è stata sempre con noi. Che accoglienza ci ha riservato la famiglia di Ariam ! La mamma Abeba, papà Tesfazghi con Yoel, Abel e Sennait  erano felici quando trascorrevamo i pomeriggi a casa loro a sorseggiare il caffè o il te’, parlando dei problemi che la vita di Asmara propone ogni giorno. Papà Tesfazghi ci ha spiegato che se non si ha qualcuno che dell’estero aiuta le famiglie eritree non è possibile tirare avanti con stipendi (per chi ha un lavoro) che vanno da 500 a 1.000 Nakfa (da 25 a 50 Euro) e un chilo di riso o di pasta che costa sui 60-80 Nakfa (quando si trova!!). All’arrivo c’era Ariam felice della nostra presenza e orgogliosa del suo rendimento scolastico in prima media, ma molto dimagrita. Ancora una volta S. Giusta ci ha aiutato e Ariam ha potuto mangiare con noi dalle suore (“Mi sembra di essere in Italia!” ci ha confidato felice) e quando siamo ripartiti già qualcosa aveva recuperato.  Siamo tornati a casa felici della bella esperienza vissuta, ma angosciati del fatto che tante persone nel mondo siano attanagliate dalla miseria e lottino ogni giorno per riuscire a mangiare. Forse loro non sanno che in un’altra parte del mondo c’è solo l’imbarazzo per scegliere come vestirsi e cosa mangiare, ma Gesù lo sa e non sarà contento se è vero che è venuto al mondo per portare l’uguaglianza e la fraternità tra tutti gli uomini. Ognuno di noi può fare qualcosa ed insieme possiamo fare tanto.

Certo queste esperienze sono importanti per la vita di un credente, in particolare per i giovani e sarebbe bello che tanti nostri ragazzi potessero viverle. Noi ringraziamo Dio per averle potute sperimentare insieme alle nostre figlie.

Angelo e Danila

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