Lettera e Poesia di Suor Roberta
Occhi grandi che hanno visto l’orrore della povertà
occhi terrorizzati che incontrano i miei
alla ricerca di quel solito bacio di saluto,
però oggi tutto ha la durezza della sofferenza.
Occhi che dicono di una notte insonne,
l’amore per la mamma,
cura per il fratello più piccolo.
E sei diventato grande in una notte…
Occhi di madre segnati dal dolore,
occhi che non si alzano a cercare i miei,
occhi che non vedono nulla se non i propri figli e i loro bisogni.
I miei occhi che non vorrebbero vedere!
Questi occhi che con la mascherina dicono anche il sorriso,
ora non hanno voglia di sorridere.
Occhi di un cucciolo che ancora non capisce tutto,
occhi grandi che guardano la frutta non ancora matura e
lui sa che un giorno godrà del succo e della polpa che il calore del sole prepara.
Mani che stringono, offrono da mangiare, accarezzano le ferite.
Voglio essere quel calore, che prepara al bello queste vite!
Occhi….mani…calore…così sia!
16 Maggio 2021
Ciao! Come stai? Buona festa della Ascensione.
Ho voluto iniziare questa mia lettera con una poesia che ho scritto durante la settimana dopo aver vissuto l’esperienza di accogliere una mamma con i suoi due figli dopo che è stata picchiata dal marito.
Sumi è una mia paziente, la conosco da anni, è una paziente speciale perché ha fatto due volte la terapia per la Tubercolosi, era resistente alla normale terapia. É una paziente affezionata, lei e i suoi due figli.
I suoi figli sono speciali, Sirazul è un cucciolo bellissimo di quattro anni, ha un cromosoma in più, simpaticissimo, intelligentissimo, con la testa dura. Rizaul è il fratello maggiore di 7 anni e si prende cura di lui con tanto amore. Vengono da me una volta al mese, visito la mamma e do loro un aiuto economico per i cuccioli. Sono stata spesso a casa loro, vivono in quello slum dove io desidero aprire un nuovo centro: GREEN LAND, terra verde! Terra della speranza. Ce la farò.
Conosco suo marito perché lo ho visto qualche volta nelle visite allo slum, non lo conosco come è realmente, tanti sorrisi, tante parole belle quando ci sono io.
Lui però lunedì sera ha picchiato Sumi, ha scatenato su di lei tutta la sua rabbia, la violenza di un uomo contro una donna che non pesa nemmeno 30 chili. Sumi è viva perché Rizaul è intervenuto, perché un bambino di 7 anni è riuscito a fermare la violenza del padre, e perché? Perché si è persa una gallina…
Spesso il silenzio è l’unica forma di reazione che accompagna questi momenti, ho accolto i tre amici nel dolore, così tanto provati quella mattina, in silenzio, abbracciandoli e dando loro la colazione.
Dentro avevo una rabbia che non riuscivo a dimostrare, sembrava tutto tranquillo agli occhi degli altri pazienti che aspettavano il loro turno.
In realtà avrei voluto urlare tutta la mia rabbia e solo abbracciare Sumi e tenerla qui con me!
Questa è la vita che scorre qui, tanta gente che viene per farsi curare perché sentono che qui da noi …è diverso! E lo è perché nel cuore c’è la rabbia e devo dimostrare che tutto va bene! Non posso mostrare la mia tensione ai pazienti, hanno bisogno di altro.
Un giorno un paziente mi ha detto che il tempo che io ho dedicato a lui è così prezioso, non gli è mai successo di essere ascoltato e accolto in questo modo da un medico.
Saimon è venuta la scorsa settimana con i suoi due figli, anche loro sono di casa, sono stati tutti qui in ospedale per tanti mesi perché lei ha fatto per tre volte la terapia per la Tb. Ecco che sono venuti a prendere i loro regali per l’Eid (la festa che segna la fine del Ramadan).
Quando stavano andando via ho abbracciato Saimon e lei mi ha detto con gli occhi lucidi: “nessuno ha mai amato i miei figli come stai facendo tu!”.
Mi sono commossa.
Un padre che ha una lunga vita di missione e che sembra un duro bergamasco, mi ha detto un giorno che lui dopo gli incontri con la gente che si svolgono il venerdì, la sera va a letto e piange pensando a tutto quello che vede e che sente dalle persone che incontra, in modo particolare dalle donne.
Capacità di portare tutto quello che si vede e si sente, nel nostro caso ci è data dalla fede, da quell’amore che noi sentiamo per noi e che ci dà la forza di portare tutto, di amare tutto, nonostante tutto.
Mi ricordo che dopo sei mesi che ero qui in Bangladesh, nuovissima, dopo le prime difficoltà, una sera sono andata in cappella con tanta rabbia e ho detto a Gesù: “ Il Bangladesh è un Paese duro, aiutami ad amarlo!”.
La ricorderò sempre quella sera e, quella preghiera deve essere la preghiera di ogni giorno.
Scrivo tutto questo non perché voglia incensarmi, ma per fare capire una cosa che ho nel cuore proprio in questi giorni alla vigilia del mio 50esimo compleanno!!
Così se non lo ricordavi (ah ah ah) ora te lo ricordo!!il 21…
É un momento per fare il punto sulla vita, un po’ lo ho iniziato ieri nel ritiro che abbiamo fatto.
Lascio al tempo e a chi vorrà ricordarmi qualcosa sulla mia vita a essere veritiero sul punto della situazione!!
Posso solo ringraziare per quello che il Signore ha fatto nella mia vita, sono felice, posso cercare di essere quello che desidero, sì, lo ho detto tante volte, BALSAMO per le ferite di questa gente.
E mi accorgo che lo sentono, si accorgono che c’è questo desiderio.
Qualcosa è cambiato, l’anno trascorso in Italia a causa del covid è stato bello tosto, mi ha fatto soffrire, sono stata male ma…qualcosa è cambiato nel mio modo di fare e di essere e mi accorgo che è un dono bello di cui tanti ora possono godere.
L’aver sofferto mi mette nella condizione di farmi più vicina alla loro sofferenza.
Stare in silenzio di fronte al dolore non è facile, soprattutto quando il dolore è per violenza senza senso, chi mi conosce sa che sono una boma ad orologeria di fronte a questo male inutile.
Credo che però a volte si debba decidere di stare in silenzio e di soffrire così: la sera quando ritorno in casa c’è sempre un luogo nel quale rifugiarmi per poter sfogare tutto quello che raccolgo durante la giornata.
Questa è la mia salvezza, un cuore pronto ad accogliermi e a donarmi la pace di cui ho bisogno.
In cappella, di fronte a Lui, ritrovo la pace e butto fuori tutto quello che ho nel cuore, pronto ad esplodere.
NEL CORSO DELLA VITA…questo è il titolo del ritiro che il padre ieri ha preparata proprio in vista del mio compleanno.
Tanti pensieri, tante emozioni, ricordi, persone, posso solo ringraziare e chiedere che possa sempre essere così.
Uso le parole di un canto che mi piace molto e che scelgo come augurio per la mia vita.
CHE NON DEBBA MAI DIR DI NO
MA SEMPRE UN SI’ CON UN SORRISO SULLE LABBRA
FA CHE IL MIO DIR DI SI’ SIA SEMPRE PER LA GLORIA TUA
FA CHE ABBIA SEMPRE SETE DI TE, SIGNORE.
E io aggiungo.
PER POTER ESSERE SEMPRE BALSAMO….
Grazie a te perché se mi stai leggendo, vuol dire che sei un dono importante di questi 50 anni di vita che è uno SPETTACOLO!!!
Un abbraccio con affetto.
Suor Roberta “Roby”
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