Saluti dal centro anziani di Wajir, Kenya
Vi aggiorno su quanto è accaduto nei primi tre mesi dell’anno a Wajir.
Dall’inizio di quest’anno c’è stata una tensione crescente legata all’estremismo islamico che è sfociata in diversi attacchi ad autobus e scuole. In seguito a queste violenze tutti gli insegnanti non locali di religione cristiana hanno abbandonato Wajir. Purtroppo l’istruzione a Wajir è impartita prevalentemente da insegnanti non locali, e molti studenti hanno dovuto interrompere le lezioni a causa di scarsità di insegnanti.
Ho visitato alcune scuole e ho tentato di motivare i ragazzi dicendo loro che gli insegnanti sono stati trasferiti, però tutto il materiale scolastico è ancora disponibile e che possono rivolgersi agli insegnanti rimasti per ricevere indicazioni. La maggior parte degli studenti ha inoltre fratelli o sorelle maggiori in grado di poterli aiutare negli studi, e li ho esortati a formare gruppi studio per continuare ad imparare e proseguire in qualche modo il percorso scolastico.
Ritengo che questo sia importante sia per loro stessi che per tutta la nostra comunità.
Purtroppo è già la seconda volta in due anni che gli insegnanti vengono evacuati per ragioni di sicurezza.
A Wajir esiste un college privato per la formazione degli insegnanti, e incoraggio molti studenti ad iscriversi per aumentare in prospettiva il numero di insegnanti locali.
La decisione da parte del governo di rinunciare a difendere gli insegnanti cristiani e di trasferirli ha avuto conseguenze molto gravi. Gli Al-Shabaab (gruppo di fondamentalisti proveniente dalla Somalia) hanno colto come un successo questo segnale di resa, e hanno quindi dirottato i loro attacchi su altre categorie di dipendenti statali non-locali e quindi non musulmani: impiegati, medici, poliziotti. Alcuni giorni dopo la partenza degli insegnanti un attacco ad un autobus ha provocato sei vittime tra la polizia.
Questa situazione di insicurezza causata dal terrorismo si protrae in Kenya da molti anni e interessa una regione, quella nord-orientale, la cui superficie corrisponde circa a metà del territorio italiano.
Nonostante le violenze noi volontari della parrocchia di Wajir, insieme al parroco a alle suore, non abbiamo mai smesso di operare per il bene della popolazione.
Il 12 marzo è stato registrato il primo caso di Coronavirus in Kenya. Le azioni del governo kenyano hanno ricalcato quelle dei governi europei, e tutte le scuole sono state chiuse. Successivamente sono stati proibiti anche gli assembramenti di persone. A Wajir il 27 marzo c’è stato un caso sospetto che però si è rivelato negativo.
Al fine di evitare o almeno rallentare la diffusione a Wajir, le autorità ci hanno ordinato di chiudere il nostro centro per anziani che offre servizi ad oltre trecento anziani non autosufficienti. La diffusione del virus tra loro sarebbe un problema molto grave.
L’ultima distribuzione di generi alimentari agli anziani è avvenuta il 14 marzo ed abbiamo colto l’occasione per sensibilizzare le persone informandole riguardo alle buone pratiche da adottare per evitare la diffusione della malattia. Molti anziani non hanno nemmeno il sapone a casa, figuriamoci il disinfettante! Purtroppo a Wajir si registrano ancora affollamenti e mancanza delle precauzioni necessarie.
A partire dal 27 marzo il governo ha imposto il coprifuoco, che obbliga le persone a non circolare la sera e la notte. In Kenya ancora non è scattato il “lock down”, e cioè l’obbligo di rimanere a casa. La maggior parte dei kenyani trae le sostanze per acquistare cibo per la propria famiglia dal lavoro giornaliero, e impedire alla gente di lavorare significa che moltissimi morirebbero di fame.
A peggiorare la serie di eventi negativi c’è stata la devastante invasione delle locuste, che a Wajir hanno distrutto decine di migliaia di ettari di raccolti e di vegetazione. L’invasione è proseguita per settimane e il governo ha tentato di arrestare gli sciami con insetticidi. Però gli sciami sono riusciti a riprodursi e attendiamo una nuova invasione, ancora più devastante, nelle prossime settimane.
Pur vivendo in costante emergenza non ci abbattiamo e continuiamo le nostre opere di carità. Vi saremo grati per tutto l’aiuto che potrete fornirci.
John King’ori, responsabile del centro per anziani di Wajir
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